venerdì 1 giugno 2012

Louis Wain - Schizophrenic cats


Ogni azione anche (soprattutto) le più spontanee che compiamo ogni giorno, sono una manifestazione di chi siamo e di quello che sta succedendo nella nostra mente.
Quando un essere umano cerca di produrre arte di qualunque tipo il risultato è inevitabilmente uno specchio della mente dell'artista stesso.

E' per questo che Louis Wain ha attirato la nostra attenzione e quella di molti altri prima di noi.
Malato di una schizofrenia che è peggiorata irreversibilmente nel corso della sua vita, l'abitudine di Wain di disegnare gatti ha rivelato una mappa del progressivo distacco dell'artista dalla realtà.

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All of our actions, especially the most spontaneous ones, are a manfestation of who we are and what is going on in our minds.
When a human being tries to produce any kind of art the result will inevitably be a mirror of the mind of the artist himself.

For this reason Louis Wain cought our attention and that of many others before us.
Affected by a schizophrenia that worsened irreversibly throughout his whole lifetime, Wain's habit of drawing cats reveals how far the artist's detachment fron reality really went.




Per un miglior esempio delle conseguenze che ha avuto l'aggravarsi della malattia di Wain sulla sua arte, potete guardare questo video.

L'unico modo che ha avuto Louis Wain di comunicare al mondo quello che stava accadendo nella sua mente è stato il disegno, ma ci viene in mente un video molto interessante (anche se un po' melenso per i nostri gusti) dove la neuroscienziata Jill Bolte Taylor racconta come l'ictus che ha sopravvissuto ha cambiato il suo modo di studiare il cervello umano.

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For a better look at the consequences that Wain's worsening condition had on his artworks, you can check out this video.

The only way Louis Wain had to communicate to the outside world what was happening in his mind was through his drawings, but this makes us think of a very interesting video (a bit sappy for our taste in some points) where the neuroscientist Jill Bolte Taylor narrates how the stroke that she barely survived changed her way of studying the human brain.



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